Celebrazione dei SS. Cirillo e Metodio a Roma – Il Presidente della Conferenza Episcopale Slovena Andrej Saje sottolinea l’importanza degli Apostoli degli slavi per l’Europa di oggi

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15. Febbraio, 2025
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Aljoša Vodopivec

Venerdì, 14 febbraio 2025, nella Basilica di San Clemente a Roma, si è svolta la celebrazione della Solennità dei santi Cirillo e Metodio, Apostoli degli slavi e copatroni d’Europa. L’evento di quest’anno è stato organizzato dal Pontificio Collegio Sloveno a Roma e dall’Ambasciata della Repubblica di Slovenia presso la Santa Sede. La Santa Messa è stata celebrata dal Presidente della Conferenza Episcopale Slovena Mons. Andrej Saje.

Alla Santa Messa hanno partecipato gli studenti ed i rappresentanti dei collegi slavi di Roma, numerosi ambasciatori e rappresentanti della vita civile, nonché connazionali sloveni che lavorano in Italia. All’inizio della Santa Messa il Rettore del Pontificio Collegio Sloveno rev.do Franc Maršič SDB ha dato il benvenuto agli illustri ospiti.

Nella sua omelia il vescovo Andrej Saje ha sottolineato la figura dei santi fratelli Cirillo e Metodio che portarono il Vangelo ai popoli slavi e gettarono così le basi per l’inculturazione del cristianesimo nell’ambiente locale già nel IX secolo. Nell’omelia ha sottolineato che: “Sono stati loro, con la loro instancabile e impavida opera missionaria, ad annunciare il Vangelo ai popoli slavi. I SS. Cirillo e Metodio sono esempi di ciò che oggi chiamiamo “inculturazione”. Ogni nazione deve trasmettere il messaggio rivelato nella propria cultura ed esprimere la verità salvifica nella propria lingua”. 

Durante l’omelia, inoltre, Mons. Saje ha sottolineato che la loro traduzione accurata e rispettosa dei libri liturgici è fondamentale per la conservazione del ricco patrimonio spirituale cristiano. In questa occasione ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dai SS. Cirillo e Metodio con le parole di Papa Pio XI, che ha descritto i Santi fratelli come “figli dell’Oriente, della patria bizantina, di origine greca, con una missione romana, con frutti apostolici slavi”. 

La figura degli Apostoli degli slavi è un modello per l’Europa di oggi su come costruire ponti tra Oriente e Occidente e rafforzare i legami tra le tradizioni cristiane occidentali e orientali che confluiscono entrambe in un’unica grande tradizione della Chiesa universale.

Durante la Santa Messa ha cantato l’ottetto In Spiritu della città slovena di Vojnik, sotto la direzione del maestro Anže Gračner.

La celebrazione della festa di San Cirillo e Metodio nella Basilica di San Clemente, dove sono conservate le reliquie di San Cirillo, è organizzata ogni anno da uno dei collegi slavi in Roma.

Omelia nella solennità dei SS. Cirillo e Metodio, 

Eccellenze, illustri ospiti, 
cari fratelli e sorelle in Cristo!

Nella parola di Dio che abbiamo ascoltato Gesù dice che è lui il buon Pastore che offre la vita per le sue pecore. Il buon pastore si prende cura di tutte le sue pecore, di ciascuna secondo i suoi bisogni. Si prende cura anche dei gruppi di pecore per ricondurli al suo unico ovile. Questa è stata la lieta notizia che due fratelli, i Santi Cirillo e Metodio, hanno portato ai popoli slavi.

Siamo riuniti nell’antica basilica di San Clemente, ove riposano le reliquie di San Cirillo, per celebrare la solennità dei santi apostoli dei popoli slavi. Viviamo questa celebrazione nell’Anno Santo del Giubileo che ha suscitato in tutta la Chiesa echi di gioiosa ed intensa partecipazione.

La figura e l’operato dei due santi fratelli sono motivo di gioia per la comunità ecclesiale. L’importanza della loro missione è stata sottolineata da vari pontefici, in particolare da Papa San Giovanni Paolo II. 

Lui, con il giubileo dedicato ai SS. Cirillo e Metodio, quarant’anni fa, li proclamò patroni dell’Europa orientale, affiancandoli a San Benedetto, patrono della porzione occidentale, per significare l’unità e le comuni origini cristiane di tutto il Vecchio Continente.

I santi fratelli che oggi festeggiamo meritano pienamente questo titolo che va ad aggiungersi all’altro, più antico, quello di Apostoli degli Slavi. Infatti, loro furono con un’indefessa e intrepida opera missionaria ad evangelizzare i popoli slavi. 

In effetti, Cirillo e Metodio sono l’esempio di ciò che oggi chiamiamo con il termine “inculturazione”: ogni nazione deve trasmettere il messaggio rivelato nella propria cultura ed esprimere la verità salvifica nella propria lingua. 

Ciò presuppone un lavoro di “traduzione” molto impegnativo, poiché richiede la definizione di espressioni appropriate che possano essere utilizzate per presentare la ricchezza della Parola rivelata senza tradirla. Entrambi hanno lasciato una testimonianza molto importante a questo proposito, da cui la Chiesa di oggi trae ispirazione e guida.

Cirillo e Metodio sono nati a Tessalonica, nell’odierna Salonicco, all’inizio del IX secolo e predicarono il Vangelo tra le popolazioni slave dell’Europa centrale. Cirillo studiò a Tessalonica e a Costantinopoli alla scuola di illustri maestri ed insegnò per un certo periodo. Studiò gli scritti di San Gregorio Nazianzeno e imparò da lui l’importanza della lingua nella trasmissione della rivelazione.

Cirillo e Metodio erano convinti che il popolo non potesse ricevere la rivelazione, se non poteva sentirla nella propria lingua e se non poteva leggerla nella scrittura del proprio alfabeto che riproduceva i suoni di quella lingua. 

L’imperatore di Costantinopoli affidò ai fratelli la missione di evangelizzare i popoli slavi, prima in Crimea e poi in Moravia. Con pochi discepoli svolsero il la missione affidata per quasi quattro anni con risultati visibili. Furono responsabili della formazione dei sacerdoti, affinché la Chiesa slava avesse una propria struttura gerarchica.

Sembra che Cirillo e suo fratello Metodio, circondati da un gruppo di discepoli, stessero raccogliendo la dottrina cristiana in libri scritti in lingua slava già da diversi anni prima che fossero inviati in Moravia. 

A quel punto nacque l’esigenza di nuovi caratteri grafici più adatti alla lingua parlata – nacque così l’alfabeto glagolitico, poi modificato e chiamato “cirillico” in onore del suo ispiratore.

Purtroppo, i generosi sforzi di questi due apostoli innovatori furono gravemente ostacolati dall’incomprensione e dalla malizia di molti; per giustificare il loro lavoro dovettero recarsi a Roma, dove furono ricevuti e confermati da papa Nicola I e da papa Adriano II. 

S. Cirillo, dopo essersi ammalato a Roma, desiderò indossare l’abito monastico sentendo che la fine era vicina ed il 14 febbraio del 869, a soli 42 anni, concluse la sua esistenza terrena. È sepolto in questa basilica.

Mentre il “filosofo” Cirillo era incline a pensare, Metodio era più propenso a vivere una vita attiva e a lui si attribuisce il merito di aver portato avanti il loro lavoro anche dopo la morte del fratello. 

Metodio ricevette un’accurata educazione giuridica e, dopo aver svolto mansioni amministrative, si fece monaco in Bitinia. Fu ordinato vescovo e in seguito servì come legato apostolico per la Pannonia e la Moravia. 

Metodio lavorò con instancabile zelo ma dovette soffrire per mano di coloro che si rifiutavano di rinnovare il campo pastorale e liturgico. Gli ultimi anni della sua perseverante opera furono segnati da continue opposizioni e morì il 6 agosto 885.

Il contributo dei SS. Cirillo e Metodio fu riconosciuto da numerosi papi. Papa Pio XI. nella sua Lettera apostolica Quod Sanctum Cyrillum descrisse i due fratelli come “figli dell’Oriente, della patria bizantina, di origine greca, con una missione romana, con frutti apostolici slavi” (AAS 19 [1927] 93-96). 

Il loro ruolo storico è stato poi proclamato ufficialmente da Papa Giovanni Paolo II che, nella lettera apostolica Egregiae virtutis viri, li ha dichiarati, insieme a San Benedetto, compatroni d’Europa (AAS 73 [1981] 258-262). 

Inoltre, S. Giovanni Paolo II nell’Enciclica Slavorum Apostoli – che quest’anno ricorre il 40° anniversario della pubblicazione – afferma che “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa Universale.”

La Santissima Trinità, per l’intercessione dei Santi Cirillo e Metodio, faccia vivere nell’unità i popoli e le culture dell’Europa, nella condivisione delle ricchezze spirituali comuni e nel rispetto reciproco. Possa la loro intercessione contribuire a portare la pace nelle terre dove hanno annunciato il Vangelo. Amen.

Mons. Andrej Saje
Presidente della Conferenza Episcopale Slovena

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